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Identità e Coscienza: La Connessione tra Scienza e Filosofia

La natura del sé

La ricerca sulla natura del "sé" rappresenta un campo di studio affascinante che si colloca al confine tra neuroscienze, psicologia e filosofia, offrendo nuove prospettive sulla comprensione della nostra identità. Le recenti scoperte neuroscientifiche indicano che non esiste una singola area del cervello responsabile della costruzione del senso del sé. Al contrario, il sé sembra emergere da una complessa interazione tra molteplici aree cerebrali, suggerendo che si tratti più di un processo dinamico che di una struttura statica. In altre parole, il senso di identità personale sembra essere una costruzione funzionale che il cervello genera per conferire coerenza e continuità alla nostra esperienza soggettiva.


Studi sul cervello, la coscienza e il precuneo

Schema sezione cervello precuneo anteriore
Posizione Precuneo Anteriore

Un esempio rilevante è rappresentato dagli studi sugli individui con "split brain", ovvero soggetti che hanno subito la sezione del corpo calloso – la struttura che connette i due emisferi cerebrali. Tali studi dimostrano come, in assenza di comunicazione tra gli emisferi, le due metà del cervello possano agire in modo indipendente e talvolta contraddittorio. Questo fenomeno suggerisce che il sé non sia un'entità unitaria e stabile, bensì una costruzione post-hoc generata dal cervello per giustificare le azioni e le decisioni prese, anche in assenza di una vera consapevolezza della coscienza.

Il senso del sé emerge da una complessa interazione tra aree cerebrali.

Secondo uno studio pubblicato su Neuroscience News, il precuneo anteriore (aPCu) sembra avere un ruolo fondamentale nel coordinare la nostra percezione fisica del sé, in connessione con altre aree cerebrali, ma al di fuori del tradizionale "default mode network" (rete di modalità predefinita) del cervello. Questo sottolinea il carattere distribuito e dinamico del senso del sé, poiché diverse aree cerebrali collaborano per costruire la nostra identità e mantenere un punto di riferimento fisico nello spazio circostante.


Neuroscienze e Filosofie Orientali

Statuetta del Budda ornata di incenso
Statua del Budda

Questa visione del sé come un costrutto narrativo trova una corrispondenza con alcune filosofie orientali, come il buddismo, che da secoli sostengono che l'idea di un sé permanente sia un'illusione. Secondo queste tradizioni, il senso di identità personale è un prodotto della mente che ostacola la percezione della realtà per come essa è realmente.

Le neuroscienze convergono con le filosofie antiche sull'illusione del sé.

L'idea che il sé sia un insieme di processi mentali in continua evoluzione trova oggi sempre più riscontri nella scienza moderna, con le neuroscienze che sembrano convergere con teorie filosofiche precedentemente considerate estranee al metodo scientifico. Un altro studio, sempre riportato da Neuroscience News, suggerisce che la consapevolezza di sé umana emerga dall'interazione distribuita tra diverse reti cerebrali, piuttosto che da un'unica regione del cervello. Questo rafforza l'idea che la nostra identità sia il risultato di un processo complesso e in continua evoluzione, piuttosto che una struttura statica e immutabile.



Vivere il presente e fidarsi di sé

Questa convergenza tra neuroscienze e tradizioni filosofiche antiche evidenzia quanto sia utile riflettere non solo sul "perché" dei nostri pensieri e comportamenti, ma anche – e forse ancor di più – sul "cosa" stiamo sperimentando nel presente. Concentrarsi sul nostro sentire, sulle nostre risorse interiori e sulle capacità innate può contribuire a migliorare il nostro benessere globale, al di là della pura comprensione intellettuale dei nostri meccanismi comportamentali. Il benessere individuale, infatti, non è necessariamente il risultato di una comprensione analitica di ogni aspetto del nostro comportamento, ma può scaturire dalla capacità di ascoltare il nostro corpo e le nostre emozioni. Le neuroscienze ci mostrano che molte delle nostre decisioni sono il frutto di processi inconsci; acquisire consapevolezza di questo aspetto può aiutarci a sviluppare una maggiore fiducia nelle nostre intuizioni e nelle capacità istintive, riducendo la necessità di razionalizzare ogni esperienza.

Imparare a lasciar andare il controllo può portare a una maggiore serenità.

Allo stesso modo, le filosofie orientali ci insegnano che il benessere dipende dalla capacità di vivere pienamente nel momento presente, accettando le esperienze per quello che sono, senza il bisogno di controllarle o modificarle. Le neuroscienze, dal canto loro, suggeriscono che parte della nostra sofferenza derivi proprio dall'eccessiva tendenza al controllo, inclusa la necessità di definire rigidamente la nostra identità. Imparare a lasciar andare questo controllo, riconoscendo la natura fluida e mutevole del sé, potrebbe rappresentare un passo importante verso una maggiore serenità.



Conclusione: l'importanza del sentire

In conclusione, sebbene l'indagine sul "perché" dei nostri pensieri e delle nostre azioni sia sicuramente interessante, è forse ancora più utile focalizzarsi sul "cosa" stiamo sperimentando: il nostro sentire, le nostre risorse interiori e le capacità istintive che fanno parte della nostra natura umana. Questi elementi costituiscono una base solida per affrontare le sfide della vita quotidiana, per crescere e raggiungere un autentico benessere, sia con noi stessi che nelle relazioni con gli altri.




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